Utili ai soci, a premiare è il livello di produttività
Uno dei primi criteri da stabilire quando si pone la prima pietra di un’attività è la ripartizione degli utili tra i soci.
Per farlo Nexta, società tra avvocati e commercialisti che ha iniziato a muovere i primi passi a febbraio, si affida a un algoritmo. Una formula in apparenza incomprensibile che testimonia però un cambio di rotta.
«Volevamo mettere a punto regole a misura di professionisti -spiega l’a.d. Mauro Puppo – che tenessero conto non solo delle competenze dei nostri dodici soci attuali e di quelli futuri, ma anche del valore aggiunto creato per incentivare il lavoro di squadra, a partire dai vertici».
A ispirare il modello è stata la possibilità di emettere quote a diritti patrimoniali e amministrativi differenziati, prevista con il Dl 50/2017, che ha esteso alle Srl piccole e medie imprese (comprese quelle create da professionisti) le norme inizialmente riservate alle start up innovative.
Solo il 5% dell’utile netto conseguito dalla società – nata dalla fusione di quattro studi a Crema, Milano, Monza e Montecatini Terme – verrà così distribuito tra i soci in proporzione alle quote di partecipazione al capitale. Il 95% dell’ammontare realizzato ogni anno sarà invece ripartito in modo variabile e suddiviso in proporzione al contributo fornito da ciascuno alla creazione del «valore aggiunto netto» di ciascuna pratica trattata.
«A premiare – conclude Puppo – sarà il fatturato realizzato da ogni singola pratica, il tempo dedicato a essa, a cui si aggiungono le competenze relazionali e la segnalazione di nuovi clienti».
Un indicatore frutto di un mix di ingredienti, più o meno tangibili, che in futuro potrebbero diventare un criterio di remunerazione anche per i professionisti della società.