Il Ministero della Giustizia ha recentemente dato il via libera alle linee guida per la formazione degli avvocati specialisti: sono ben trentasei gli itinerari biennali di qualificazione possibili, pari ai tre macrosettori (civile, penale e amministrativo) suddivisi in indirizzi, più altri settori autonomi come, ad esempio, lavoro, tributario, famiglia, protezione internazionale.
Ma come cambia la professione alla luce di questo provvedimento?
Antonio Ranalli ha condotto un’indagine per ItaliaOggi e tra gli intervistati anche il nostro Marco Costanza, associate di Nexta STA per il quale l’approvazione delle linee guida «sembra avere, come ratio ispiratrice, quella di rispondere ad una serie di istanze che nel settore legale si avvertivano già da tempo e che sono state notevolmente amplificate dall’esperienza recente della pandemia(omissis.).Ebbene, l’intervento delle linee guida di cui si discute raccoglie proprio queste indicazioni e certamente, tra i principali vantaggi della formalizzazione di un iter obbligato di certificazione della specializzazione, vi potranno essere un miglioramento e una maggior profondità delle competenze del singolo professionista in aree settoriali e di maggior verticalità, così da fornire un servizio sempre più puntuale ed efficace. Al contempo, l’implementazione delle linee guida sulla specializzazione e la necessità per il professionista di dotarsi di una competenza elettiva certificata in ambiti specifici, potrà elevare esponenzialmente le opportunità professionali sia per il singolo ma, ancor più, per le forme associative di esercizio della professione. Queste realtà, avvalendosi del supporto di singoli professionisti specializzati in aree settoriali differenti, potranno infatti divenire, ancor più di quanto non sia stato sino ad oggi, unico punto di riferimento qualificato in grado di fornire risposta alle domande e ai bisogni sempre più stratificati e strutturati della attuale clientela».
Per leggere il focus completo, cliccare qui.